Per la collocazione del monumento, data la difficile accessibilità del lato nord del ponte, raggiungibile solo attraverso una strada stretta e scoscesa, e considerata anche la condizione molto degradata del terreno circostante, è stato preferito il lato sud, più facile da raggiungere e dotato di un ampio spiazzo che può fungere da parcheggio per i visitatori.
Sul lato sud del ponte è ancora presente, insieme al relativo terrapieno, un moncone del primo pilone del ponte originario, quello ripetutamente colpito dai bombardamenti alleati tra la fine del 1943 e il giugno del 1944. Tale ponte venne definitivamente demolito nell'agosto del 1944, quando venne costruito il nuovo ponte, tuttora utilizzato dalla linea ferroviaria lenta, una ventina di metri a est di quello preesistente e ad esso parallelo.
In fotografia è visibile il moncone del primo pilone sud del vecchio ponte, attualmente coperto da sterpaglie.
Tale rudere, inizialmente designato come supporto ideale per il monumento, è stato poi scartato, in quanto privo di una platea praticabile per raggiungerlo e per svolgere piccole cerimonie; si è anzi visto che la sua parte inferiore viene periodicamente raggiunta dalle piene del fiume Paglia, che spazzerebbero via qualsiasi manufatto di questo tipo. Solo un pesante e costoso intervento per la realizzazione di una massiccia platea in calcestruzzo, per il momento impraticabile, avrebbe potuto rendere il monumento realmente fruibile.
Il rudere è raggiungibile passando sotto la prima arcata sud del ponte attuale. Ebbene, tale arcata sembra ideale per ospitare un monumento. Il suo aspetto è gradevole, come si vede in fotografia:
E inoltre, cosa più importante, è dotato di una platea in calcestruzzo alta circa un metro, larga una decina di metri e profonda circa tre. Un rilievo topografico ha stabilito che la superficie della platea non viene mai raggiunta dalle piene del fiume, neanche da quelle eccezionali; i manufatti a corredo del monumento, come pavimentazione, gradini e balaustre, sarebbero quindi al sicuro.
Tale platea, infine, è ideale per accogliere i visitatori e anche per ospitare piccole cerimonie commemorative.
L'immagine che segue (da Google Earth) mostra la posizione della prima arcata sud del ponte attuale (freccia rossa), come visibile dalla corsia sud della autostrada A1. In giallo è evidenziata una porzione dello spiazzo utilizzabile come parcheggio.
L'immagine che segue è un rendering della struttura esistente, realizzato con un CAD gratuito (Google SketchUp; puoi scaricarlo qui) e utilizzando una delle foto precedenti come texture per la parete più importante.
Nella immagine seguente sono invece indicate le quote più importanti della struttura esistente. In particolare si può notare che la platea è alta 80cm, ampia 9.60m e profonda 4.40m. Sul piano della platea è presente uno scalino profondo 60cm e alto 7cm. La parete di fondo è larga 9.20m e alta 3.30m, sovrastata da una cornice alta 25cm.
Nella immagine seguente sono state aggiunte le ombre, simulando la posizione del sole il prossimo 28 gennaio 2012 alle 10:00 di mattina. Come si può notare, la parete verticale è esposta a Nord, e quindi è praticamente sempre in ombra.
Per cimentarsi nella collocazione dei un prototipo virtuale di monumento nel modello CAD realizzato, questo può essere scaricato qui.
La collocazione del monumento, oltre ad avere vantaggi dal punto di vista della accessibilità e della protezione dalle piene del fiume Paglia, ha un importante significato simbolico. Dai documenti del Genio Militare inglese che si occupò della ricostruzione del ponte nell'agosto 1944 risulta infatti che durante i lavori vennero trovati dei poveri resti, che si preferì lasciare lì; vennero così ricoperti e sopra di essi fu costruito il pilone che, dopo ben 68 anni, finalmente ospiterà il monumento destinato a preservare il ricordo del sacrificio di quelle giovani vite.
Lo scorso 20 dicembre sono stati presentati 10 progetti preliminari realizzati da 25 studenti del Liceo Artistico di Orvieto, organizzati in 7 gruppi e coordinati dalla insegnante Irene Nicolosi.
Nel progetto #1 gli elementi principali sono i binari, un parallelepipedo che rappresenta il vagone del treno, e una sfera che rappresenta la ciclicità della vita. La sfera è spezzata dalla tragedia, e i corpi intrappolati all'interno che cercano di uscire sono rappresentati da mani che si protendono verso il parallelepipedo.
I binari cominciano a spezzarsi man mano che si avvicinano al luogo della tragedia, e finiscono con l'abbracciare la sfera spezzata. Di seguito è riportato uno dei disegni preparatori.
Nella foto seguente è visibile un modello in miniatura del manufatto.
Il progetto #2 è una variante del precedente, con concetti analoghi; la sfera al centro è costellata di maschere, le cui bocche spalancate rappresentano il terrore e la ricerca della libertà.
Gli autori del progetto #1 e del progetto #2 sono Alexandra Lebedenko, Francesca Nicolai e Alina Sevastjanova.
Nel progetto #3 viene rappresentata una bomba d'aereo conficcata verticalmente nel terreno, sulla quale sono stilizzati il treno e delle maschere che rappresentano le vittime; una linea rossa percorre la struttura, a rappresentare il susseguirsi degli eventi: le esplosioni, la disperazione dei prigionieri e infine, per molti, la morte.
Il monumento è rivolto verso il fiume; avvicinandosi dalla strada se ne vede il fianco, che ha l'aspetto del dorso di un libro; arrivandogli davanti è possibile leggere la storia in esso contenuta.
Nel progetto #4 l'idea di partenza è la forma delle fiamme; i buchi, in quanto mancanze di materia, rappresentano le vite perdute nella tragedia. Una vasca riempita d'acqua circonda le fiamme, e dell'acqua scorre sul manufatto, nel quale può essere integrata la porzione di rotaia ancora presente nel letto del fiume. Delle pietre recuperate dal fiume possono essere collocate davanti al manufatto, per ospitare i visitatori per un momento di raccoglimento.
Di seguito è riportato un disegno preparatorio.
Nella foto seguente è visibile un modello in miniatura del manufatto.
Gli autori del progetto #3 e del progetto #4 sono Elia Corsi, Alessandra Basili, Nicolò Passero e Jacopo Casasole.
Il progetto #5 trae spunto dalla foto che ha dato origine alla ricerca. Il pilone crollato viene rappresentato da pietre recuperate dal fiume e accatastate; sopra di esso sono collocate delle stilizzazioni in ferro dei vagoni del treno distrutti e bruciati.
Quattro strisce di bronzo dorato salgono verso il cielo intrecciandosi in una spirale, a rappresentare le anime dei caduti e le diverse nazionalità coinvolte. Le strisce che si innalzano vogliono anche avere un significato di liberazione (dalla prigionia, dalle ceneri, dalle macerie).
Di seguito è riportato un disegno preparatorio.
Nella foto seguente è visibile un modello in miniatura del manufatto.
Gli autori del progetto #5 sono Yindi O'Connell, Serena Antonini, Luca Sessa e Vladislav Ganzen.
Nel progetto #6 vengono rappresentati i binari distrutti che si intrecciano andando verso il cielo, come le anime delle vittime. L'intrecciarsi dei binari rappresenta il destino comune, la solidarietà, l'aiuto reciproco e la consolazione in un momento di terrore.
I binari potrebbero oscillare mossi dal vento o al passare dei treni sul ponte sovrastante, producendo un cigolio sinistro.
Di seguito è riportato un disegno preparatorio.
Nella foto seguente è visibile un modello in miniatura del manufatto.
Gli autori del progetto #6 sono Dario Bernardini, Vanessa Pontremoli e Giulia Zanardi.
Nel progetto #7 il tema è il ricordo. Quattro cornici in ferro rappresentano quattro momenti diversi.
Il primo momento è "il ricordo di ieri"; la cornice contiene un pannello che stilizza la parete di un vagone, con la sua piccola finestra chiusa da filo spinato, squarciata dalle esplosioni e bozzata e graffiata dall'interno, a rappresentare il tentativo di fuga dei prigionieri verso la libertà.
Il secondo momento è "il ricordo nella storia"; alla cornice è appeso mediante filo spinato un pannello di plexiglass opaco; la sua opacità rappresenta l'oblio nel quale è caduta la vicenda per decenni.
Il terzo momento è "il ricordo di oggi"; con le nuove ricerche, c'è una nuova consapevolezza sulla realtà della vicenda. Nella cornice è stilizzato lo scheletro del treno distrutto e bruciato. Nella commemorazione di ogni anno, i visitatori potranno scrivere un pensiero su pezzi di stoffa, da annodare ai fili di ferro contorti del pannello. Quindi questo pannello è collegato con il passato ma può essere vissuto in prima persona nel presente.
Il quarto momento è "ricordo e futuro"; la cornice è completamente vuota; è un passaggio tra il nostro passato e il nostro futuro; è collocata alla fine del percorso all'interno del monumento, nel quale viviamo e comprendiamo ciascun momento della vicenda e lasciamo le nostre riflessioni, pensando a un futuro diverso di speranza e pace. Il passaggio si apre sulle rovine del pilone del vecchio ponte.
Nella foto seguente è visibile un modello in miniatura del manufatto.
Gli autori del progetto #7 sono Marta Carnieri, Monia Banella, Nicoletta Fossati e Raffaella Guerrini.
Il progetto #8 è ispirato al concetto di "horror vacui", tecnica utilizzata in scultura per riempire ogni spazio vuoto in un'opera. Qui la paura è quella dell'oblio.
In una sorte di tunnel, le pareti sono piene di mani e volti in rilievo, a rappresentare la paura e il caos. Alla fine del tunnel, l'apertura sul paesaggio circostante concede al visitatore un momento di pace e silenzio dopo il caos.
Di seguito sono riportati alcuni disegni preparatori.
Nel progetto #9, dal cratere di una bomba nasce un albero, costituito da braccia che si intrecciano a simboleggiare la solidarietà tra le persone. L'albero è un tasso, segno di eternità e antico simbolo che indicava alle anime l'aldilà. L'albero culmina in due mani; una di esse indica il rudere del pilone del vecchio ponte, l'altra indica il cielo.
Dall'albero si irradiano serie di differenti impronte umane (bambini, adulti, soldati, prigionieri), a rappresentare i diversi destini degli uomini.
Di seguito è riportato un disegno preparatorio.
Nella foto seguente è visibile un modello in miniatura del manufatto.
Gli autori del progetto #8 e del progetto #9 sono Alessia Gallo, Veronica Manfredini, Bianca Pifferi, Margherita Vella, Nikola Vuletic.
Nel progetto #10 vengono stilizzati a grande dimensione i rottami di due vagoni distrutti e bruciati, incastrati con la rotaia recuperata dal letto del fiume.
La base della platea che ospita il manufatto è interamente ricoperta di pietre recuperate dal fiume e dipinte di nero, a rappresentare la distruzione provocata dalle fiamme.
Nella foto seguente è visibile un modello in miniatura del manufatto.
Gli autori del progetto #10 sono Gabriele Billi e Simone Annulli.
Sulla base di criteri di selezione sia estetici che legati ad una valutazione di fattibilità ingegneristica, il progetto #1 è stato scelto per essere realizzato a tempo di record per la cerimonia del 28 gennaio.
Prima di tutto sono stati definiti i parametri ingegneristici del progetto, realizzando un modello CAD sul quale sono stati dimensionati i componenti (tubolari quadrati, tondi pieni e piatti), tutti in ferro.
Ecco un rendering del modello CAD collocato sotto il ponte:
E' stata quindi intrapresa la costruzione, partendo dal telaio tubolare, realizzato con tubi quadrati di 50 millimetri di lato:
Le dimensioni del monumento sono cospicue; l'altezza è di 2 metri e 30 centimetri, la larghezza è di 1 metro e 80 centimetri, la lunghezza è di oltre 6 metri. Si possono apprezzare nel confronto con gli operatori:
I cerchi sono stati realizzati calandrando un tondo pieno da 14 millimetri e saldando al suo interno strisce di lamiera da 3 millimetri larghe 20 e 30 millimetri.
I due cerchi sono stati poi inseriti nel telaio tubolare; altre strisce di lamiera da 3 millimetri larghe 20 e 30 millimetri vanno a suggerire la forma di due semisfere.
Delle strisce più ampie, larghe 50mm, disegnano dei binari che, deformandosi salendo da terra da due lati, si avvolgono attorno a ciascuna semisfera.
Dalla vista seguente si può apprezzare meglio la forma sferica suggerita dalle strisce, che viene spezzata in due semisfere, abbracciate dai binari.
Sono stati poi aggiunti i tratti terminali dei binari, quelli deformati dalle esplosioni. Trattandosi non di una rappresentazione realistica, ma di un simbolo realizzato in ferro, il risultato è effettivamente quello che si sarebbe ottenuto se le traversine della ferrovia bombardata fossero state appunto di lamiera e non di legno, che invece si spezza in modo irregolare e creando delle scaglie. Bello e efficace.
Sono state infine aggiunte le mani che emergono dai piani di sezione delle due semisfere.
Realizzate mediante taglio laser da una lastra di 3 millimetri di spessore, le 8 mani simboleggiano le quattro nazionalità delle persone coinvolte nell'evento: inglesi, statunitensi, sudafricani e italiani.
E' stato poi realizzato il basamento, costituito da due piastre e da quattro colonne tubolari in ferro.
Il lavoro è stato faticoso e, a volte, piuttosto scomodo...
Ma grazie alla bravura e all'entusiasmo di Giampiero Bacchio, Alessandro Santucci, Diego Santucci e Shyqyri 'Rio' Sheshi, gli abili volontari che in poco tempo lo hanno realizzato, ecco il monumento finito! Non resta che andare in verniciatura.
Grazie ai coraggiosi che lo hanno caricato a braccia sul camion...
Ed ecco Stefano Brustenga e Rio ad ancorare il manufatto al basamento di cemento armato esistente, giusto venti ore prima della cerimonia di inaugurazione!
Intanto la Protezione Civile del Comune di Orvieto ha recuperato dal letto del fiume Paglia diversi relitti che erano lì dal 1944; alcune rotaie, rottami dei vagoni che trasportavano i prigionieri, e una enorme trave che era stata utilizzata dai tedeschi per riparare il ponte dopo il bombardamento. Ecco il reportage di OrvietoSi TV.
Cerchiamo idee per utilizzare questi impressionanti reperti per promuovere ulteriormente la memoria dei fatti terribili del 1944.
Fabio Roncella